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Una storia di diabete a scuola e… in gita scolastica!

Una storia di diabete a scuola e… in gita scolastica!
La gestione del diabete a scuola presenta spesso molti disagi
Molti bambini e ragazzi che hanno il diabete frequentemente, infatti, hanno problemi logistici (e/o psicologici) a fare quello che fanno gli altri o a farlo soprattutto in assenza di insegnanti intelligenti e flessibili.
Alcuni si vergognano a far vedere che indossano microinfusori e sensori, che devono misurarsi la glicemia pungendosi il dito o che devono farsi l’iniezione, altri si sentono a disagio anche solo se i compagni di classe vedono il loro kit per il diabete a scuola. I più piccoli necessitano di un’assistenza particolare per poter fare a scuola quello che normalmente fanno a casa. Anche per i genitori non è facile convivere in costante apprensione e con la preoccupazione di ciò che potrebbe accadere mentre il bambino è a scuola, nonostante oggi la tecnologia renda possibile il controllo da remoto delle glicemie grazie a sensori e app per smartphone.
Ma cosa succede quando devono andare in gita scolastica?
Pubblichiamo volentieri la storia di Veronica, una bambina di 11 anni, e di una gita scolastica all’insegna della flessibilità. La storia ci è stata raccontata direttamente da Eleonora, la mamma di Veronica.
La classe di Veronica doveva andare in gita scolastica a Firenze: il programma prevedeva viaggio in pullman, arrivo in albergo, e poi un giro per le varie meraviglie di Firenze. Pranzo al sacco preparato direttamente dall’albergo in cui alloggiava l’intero gruppo. Un ritmo serrato per entrambe le giornate.
Al momento delle iscrizioni per questo campo scuola a Veronica i genitori avevano detto che non l’avrebbero mandata: comprensibilmente preoccupati delle due notti di pernottamento fuori casa e di tutte le accortezze che Veronica avrebbe dovuto avere. Veronica era dispiaciuta, sicuramente, anche se, pur volendo sentirsi come gli altri e partecipare al viaggio, in qualche modo condivideva la decisione dei genitori perché lei stessa sentiva mille paure: come avrebbe potuto in mezzo alla strada mettersi a misurare la glicemia o farsi l’iniezione senza dare nell’occhio o senza rallentare il gruppo? Come avrebbe potuto trasportare la sua insulina, mantenendola bene stando tutto il giorno in giro? Cosa sarebbe successo se nel bel mezzo di una visita in una chiesa o in un museo avesse avuto una crisi ipoglicemica? Tante paure… troppe. Quelle che molte delle persone che soffrono di diabete hanno. A maggior ragione i giovanissimi e i loro rispettivi genitori che ogni giorno aiutano i loro figli a gestire il diabete a scuola.
E qui viene il bello! La professoressa Patrizia, una delle giovani insegnanti che avrebbe accompagnato i ragazzi durante il viaggio, saputo dalla migliore amica di Veronica che non avrebbe partecipato alla gita per tutti questi motivi, ha chiamato personalmente Eleonora, la mamma, chiedendole di poterla incontrare insieme a Veronica.

Un incontro breve, emozionante che aveva un solo obiettivo: veder tornare il sorriso negli occhi di Veronica. Poche parole, semplici, unicamente per dare la sua disponibilità a occuparsi personalmente di Veronica e di tutte le cose che altrimenti non avrebbe potuto fare da sola.
Sappiamo bene che non è sempre così. Spesso le scuole o gli insegnanti rifiutano di fornire il supporto necessario al bambino al fine di conciliare al meglio le necessità legate al diabete con quelle relative alla quotidianità nella scuola. Una storia positiva però può essere di ispirazione per molte famiglie, per le scuole e anche per i singoli insegnanti. Piccoli gesti di solidarietà possono rappresentare un enorme aiuto e consentire ai nostri piccoli di vivere con più leggerezza le tante sfide che il diabete pone loro davanti! 💙
Grazie alla professoressa Patrizia per la sua flessibilità,  per l’amore che ha messo nel suo lavoro e verso Veronica e a Eleonora per averci scritto raccontandoci la sua storia.
Hai anche tu una storia di amore e solidarietà?
Lascia un commento a questo articolo e raccontacela! 

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