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Leonardo Varroni: "La mia storia per dare a chi ha il diabete di tipo 1 la forza di fare un passo in più"

Leonardo Varroni: "La mia storia per dare a chi ha il diabete di tipo 1 la forza di fare un passo in più"

26 anni e la forza travolgente di chi osa sognare perché il diabete di tipo 1 non deve e non può essere il limite ai nostri sogni.

Leonardo Varroni non è solo un amico di FRÍO Italia.

È un'ispirazione, uno di quelli per cui la mattina usciamo di casa contenti di fare il nostro lavoro, dare il nostro contributo, essere un aiuto concreto per oltre 29.000 italiani che dal 2006 ci hanno affidato la cura e la protezione dei loro medicinali.         

Soprattutto persone con diabete di tipo 1, proprio come Leo.

Gli abbiamo fatto qualche domanda per far conoscere anche a te la sua storia meravigliosa, certi che meriti di essere ascoltata  e consapevoli di quanto sia importante raccontarle queste storie, perché possano essere di ispirazione per altri.

Buona lettura!

L’esordio del diabete di tipo 1: quali sono i ricordi più nitidi di questo momento?

Le parole dei medici: “Ti abbiamo salvato per un pelo, hai rischiato il coma”, rimarranno scolpite nella mia memoria per sempre. 

Poi l’incredulità, lo sgomento, il caos mentale: la sensazione opprimente che tutto stesse andando a pezzi. Le ore di panico e confusione quando mi hanno detto che avrei vissuto per sempre con una malattia incurabile che non conoscevo.

Le infinite incertezze, l’unica grande certezza che la mia vita non sarebbe più stata la stessa. 
Il letto della camera d’ospedale dove sono rimasto per 10 giorni: surreale trovarsi li quando pochi giorni prima ero su un lettino di una spiaggia paradisiaca in Grecia, vivendo la mia vita da sogno. 

La tristezza, la rabbia, l’incomprensione. Ma anche la grande gratitudine che provavo verso la vita, perché nonostante tutto non mi era stata tolta. 

Come hai reagito alla diagnosi?

I primi giorni in ospedale è stata dura, ho pianto molto. 

All’inizio non capivo bene cosa stesse succedendo, mi sembrava una situazione surreale.  Ero arrabbiato ma durante il mio ricovero ho trasformato la collera in energia positiva per farmi forza e rialzarmi. Sapevo che il diabete non mi avrebbe fermato.

Cosa significa per un giovane vivere con il diabete di tipo 1?

Mi piace molto sperimentare e provare costantemente nuove cose. Per me la felicità sta nell’esplorare nuovi orizzonti e cammini. Ho 26 anni e sono in una fase della vita dove è più facile farlo: ho molti stimoli che mi  spingono spesso a uscire dalla mia comfort zone. La mia dinamicità si scontra con la necessità di routine e stabilità imposta dalla malattia.

Trovare un equilibrio che mi permetta di vivere la vita come voglio, mantenendo una buona gestione glicemica senza rinunciare a niente, è la difficoltà più grande del diabete tipo 1. Una sfida mentale che ogni giorno si rinnova, ma che mi fa crescere e mi da più consapevolezza su chi sono.

Se oggi tornassi indietro, cambieresti qualcosa di quei giorni?



Assolutamente no. Tutto ciò che ho vissuto mi è servito da grande lezione: quei giorni, in parte, mi hanno reso chi sono e ne sono felice. 

Se avessi avuto più informazioni sui sintomi del diabete tipo 1 avrei chiesto aiuto subito, senza rischiare il coma. Per questo faccio tanta informazione sui Social. 

Parliamo dei tuoi viaggi: come nasce questa passione?

I viaggi sono sempre stati una parte fondamentale della mia vita. 

Ho sempre viaggiato molto sin da quando ero piccolo, con la mia famiglia. 
I miei genitori mi hanno sempre spinto a conoscere il mondo e allargare i miei orizzonti. La strada per me è una maestra di vita: viaggiando ho imparato a conoscere me stesso e ad accettarmi. 

Un anno in Sud America e non esattamente in alberghi di lusso: raccontaci qualcosa. 

Ho alloggiato in tantissimi ostelli, quindi condividendo gli spazi con altre persone sconosciute. 

Credo che in Italia ci sia una concezione sbagliata dell’ostello: spesso è visto come un luogo insicuro e sporco. Non so da dove venga questa idea, ci sono sicuramente ostelli del genere, ma nel 90% dei casi gli ostelli sono un’ottima soluzione per risparmiare e incontrare tante altre persone con le quali condividere esperienze indimenticabili. Io mi adatto facilmente e dormo ovunque. Alcuni esempi?

In tenda a 5000 metri con -20 gradi tra le Ande, 3 notti su un’amaca a bordo di una nave cargo sul rio degli amazzoni…

Viaggiare con il diabete di tipo 1 può non essere semplice ma tu fai tutto con grande naturalezza: supereroe?

Assolutamente no, solo tanta preparazione e organizzazione. 

Per affrontare con serenità questa esperienza in Sud America ho viaggiato tanto in questi 3 anni col diabete, proprio per sperimentare il più possibile e imparare a gestire la malattia da solo e lontano da casa. Ho iniziato da mete più accessibili e vicine, poi ho aumentato il grado di difficoltà. Tutti possono fare ciò che ho fatto io, basta conoscere bene il proprio corpo e la malattia. Non è facile, ma si può fare. 

In tutti i tuoi viaggi hai con te i tuoi astucci FRÌO, ci racconti quanto è importante viaggiare con la serenità di sapere che i medicinali sono protetti e con una soluzione utilizzabile sempre e ovunque in maniera semplice? 

Il diabete non è un limite di per sé, ma ci sono ostacoli che sono difficili da superare perché non dipendono dalla nostra volontà. Ovviamente uno di questi è la conservazione dell’insulina. Sapere che esiste una soluzione estremamente affidabile come l’astuccio FRÍO per mantenere l’insulina sempre alla giusta temperatura, permette di godersi ogni esperienza a pieno, senza dover sempre cercare un frigorifero. Se non avessi avuto l’astuccio FRÍO non sono certo che avrei potuto vivere avventure come scalare montagne a 6000 metri, o addentrarmi nella vegetazione inesplorata della foresta amazzonica. Esperienze ovviamente indimenticabili che sono state possibili grazie a voi! Perciò grazie!

Sai che potresti essere stato il primo uomo al mondo a portare un astuccio FRÌO ad oltre 6.000 metri di altitudine?



Beh che dire, credo che sia tempo di portarlo a 7000 allora :)

Scherzi a parte, scalare montagne così alte è stata una sfida enorme, ma non c’è bisogno di spingersi così all’estremo. Ognuno ha le proprie sfide nella vita e le affronta a modo suo. Il diabete è una malattia soggettiva, l’importante è non mettersi dei limiti e perseguire i propri obiettivi con determinazione, misurandosi solamente con se stessi. 

C’è uno scopo più grande nei tuoi viaggi, un messaggio che vuoi urlare al mondo intero attraverso le tue avventure?

Certo: rompere gli schemi e dimostrare che con il diabete tipo 1 si può andare ovunque e fare davvero qualsiasi cosa. Molte persone hanno paura di viaggiare o di uscire dalla comfort zone, spero che la mia storia le possa aiutare a trovare la forza per fare quel passo in più. 

Sei tornato da poco in Italia, stai già pianificando il prossimo viaggio?



Ho qualche idea, ma al momento mi sto godendo le comodità di casa. 
Il viaggio è una parte molto importante della mia vita, ma non è tutto. Ora devo concentrarmi sul mio futuro. 

Non solo viaggi, hai corso la maratona di Atene! Un ricordo di questa esperienza incredibile?

Vero, poco prima di partire per il Sudamerica. È stata un’esperienza incredibile, correre gli ultimi metri in lacrime a fianco di mia mamma, all'interno dello stadio olimpico, è un'immagine che mi porterò sempre nel cuore. Se ci penso ora mi vengono i brividi.

Poi ovviamente tutto il calore e l’affetto della community. Un fattore imprescindibile che mi ha dato tantissima forza, sia ad Atene che in Sud America. 

Con la tua vita e le tue avventure stai ispirando tanti giovani (e meno giovani) con diabete di tipo 1: se potessi dare loro 3 consigli, quali sarebbero?

Viaggiate. Non solo per vedere il mondo, che comunque è un posto bellissimo e vale la pena di essere scoperto, ma soprattutto per le preziosissime lezioni sulla vita e su voi stessi che potete apprendere dal viaggio.

Fate errori. Perché è l’unico modo per crescere e migliorarsi.

Uscite dalle righe. Siate voi stessi. Tutti abbiamo una voce dentro di noi che ci parla costantemente, quella del cuore o della coscienza, non saprei. Però so che è importante seguirla, perché è il modo per trovare la nostra strada e vivere una vita che ci soddisfi.

Che altro dire?

Grazie Leo, per la tua testimonianza, il tuo impegno e la capacità di essere davvero un'ispirazione per noi e tanti, tantissimi altri giovani e meno giovani in Italia! E grazie anche per averci affidato la protezione e la sicurezza delle tue insuline. A questo punto la sfida è lanciata: ad oltre 7.000 metri con il diabete di tipo 1 e un astuccio FRÍO!

GUARDA IL VIDEO di Leonardo ad oltre 6.000 metri: https://www.instagram.com/p/DEsZvMzCPHg/

 

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